Storia teatrale di Miriana Ronchetti iscritta come autrice alla SIAE con posizione autore 95069
Durata circa 60’
Personaggi : fino a 20
Saggio del corso allievi 2004 / 2005
Adattamento teatrale di Miriana Ronchetti della commedia
“ LE DONNE IN PARLAMENTO” DI ARISTOFANE”
Trama
Cosa succederebbe – si chiedeva Aristofane nel V secolo a. C. se le donne prendessero il potere?
Purtroppo non cambierebbe nulla, è la risposta: Atene precipiterebbe ugualmente nell’anarchia e nell’ingovernabilità, per colpa di una comunità che pensa soltanto a soddisfare i bisogni primari e ha perso interesse verso qualsiasi aspetto del vivere sociale e civile…
Miriana Ronchetti ha scelto di allestire come spettacolo di fine anno Aristofane “perché volevo far ridere , volevo divertire e divertirmi, ma anche perché i classici rispondono al mio desiderio di ritrovare l’épos: vengo da una generazione cresciuta al ritmo del minimalismo, privata di grandi ideali, cui è mancato un “ampio respiro”.
Uno spettacolo carico di energia e passione, fisico, caldo ed eseguito in scena dai giovani interpreti.
Un testo che ci parla da duemilacinquecento anni di distanza, tra sarcasmo, lazzi e amarezza, per riaffermare il valore delle istituzioni.
ANTEPRIMA : ARISTOFANESCA
Adattamento teatrale di Miriana Ronchetti della commedia
“ LE DONNE IN PARLAMENTO” DI ARISTOFANE
SCHEDA
Musica di arpa o tipo cetra
Dalla porta del salone entra Anna con una lanterna. Nel salone c’è il buio totale.. Cammina un po’ in mezzo alla sala.
Tutti gli altri entreranno come verrà stabilito dalla regia. Il salone diventa la piazza. Il pubblico sarà disposto a cerchio nel salone, sforando anche sul palco. Questo per dare un’idea di apertura e per far sentire il pubblico parte dello spettacolo.
I personaggi entrano in scena con abiti già maschili, ma senza trucco, né accessori.
Spesso ci saranno dei “fermo immagine” che sono dei momenti di riflessione in poesia o musica o danza.
PRASSAGORA
In punta di piedi , senza farsi sentire, vorrei parlar di cose serie e semiserie…di quello che è e di quello che è stato nella notte dei tempi…ma c’è un luogo, indietro millenni ,che da me è prediletto…seppur lontano.
CECILE
Lontano ma pur sempre vicino…unito dalla ragione che alberga sempre in noi, fino a che non la perdiamo…lontano quando il tempo per pensare era più leggero e i pensieri avevano ancora uno spazio dove sostare…uno spazio…spazio…spazio…(rimane in fermo immagine)
CRISTINA
Uno spazio che l’uomo non doveva cercare con il lume, come fa oggi, fra frenesie e folli corse verso una meta irraggiungibile. Uno spazio in una natura incontaminata
GIADA
Incontaminata era allora la natura, l’aria, le acque dei mari che toccavano le sacre sponde di isole abitate da Dei
LINDA
Dei che dominavano le alte cime di impervi monti, fin sopra le nuvole e negli abissi dei mari.
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PRASSAGORA ::ANNA
E per attendervi, occhio tutta la notte io non ho chiuso! Fammi chiamare, qui, questa vicina,
ora! Suo marito non se ne deve accorgere!
DONNA (uscendo) CRISTINA
T’ho udita
Non dormivo mica. Stava calzandomi. Amor mio,mio marito – lo sai, che sono moglie
d’uno di Salamina – non ha fatto che vogar tutta la notte fra le coltri; e appena adesso, l’ho potuto prendere, il suo mantello!
PRASSAGORA: ANNA
Vi sbrigate? Dolcetta ha fatto voto che l’ultima a venire pagherà tre boccali di vino ed un quartuccio di ceci.
DONNA:CECILE
Oh, non la vedi, che sgambetta con le scarpe da uomo ?? Ella soltanto,pare, è potuta uscire a suo bell’agio.
PRASSAGORA: ANNA
E ne vedo arrivar tante e tant’altre: il fior fiore d’Atene.
DONNA LINDA (Giungendo affannata):
Anima mia, furono pene, per uscir di casa,povera me! Iersera mio marito s’impinzò di sardelle, e non ha fatto che tossir tutta la notte.
PRASSAGORA: ANNA
giacché vi scorgo tutte radunate, ditemi un po’: l’avete fatto quello che fu deciso ??
DONNA GIADA Io, sí. Primo, ho le ascelle piú irsute d’un pruneto;
DONNA CRISTINA
E cosí io ! Gittai, per prima cosa, fuor di casa il rasoio; e sono tutta rimboschita, e non ho nulla di femmina.
PRASSAGORA: ANNA
E le avete, le barbe ?
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DONNA LINDA:
Per la luce del giorno, or dunque noi vogliamo oggi tentare il colpo audace d’impadronirci della cosa pubblica, per fare un po’ di bene alla città. Che cosí non si vive e non si muore.
GIADA: Ma chi saprà parlare, in un raduno di femmine inesperte?
CRISTINA Non lo so! Senza pratica, son guai.
PRASSAGORA:
Per questo appunto ci adunammo qui,
per far le prove dei discorsi. Oh, via,
t’appicchi o no codesta barba, tu
e quante voglion prender la parola?
CECILE E a chi di noi gli manca, la parola?
LINDA Su, légati la barba, e fatti uomo. (Deponendo delle corone) Ecco qui le corone. E, caso mai debba parlare, anch’io ne cingo una. (Si legano le barbe)
CECILE Qui, Prassàgora mia, dolcezza, guarda, si può vedere nulla di piú buffo?
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PRASSAGORA ANNA(Interrompe con violenza): Oh sciagurata! Chiami donne gli uomini?
Via tu pure! A sedere, alla malora! Voglio cingere io stessa la corona, e parlare per voi. (Con foga oratoria)
Legge su una pergamena
A me, di questa patria
stanno a cuore le sorti;
e quanto in essa avvien, male sopporto.
Ché di tristi ministri ognor si serve,
e se un giorno uno è buono, è tristo dieci.
Ricorri a un altro? Ti farà di peggio.
E difficile è assai metter giudizio
a persone scontrose: voi temete
chi vi vuol bene, e fate ognor la corte
a chi non vuol saperne..
LINDA
Per Afrodite, hai ragione da vendere!
GIADA Disgraziata, Afrodite hai nominato? Se ti fosse scappata in assemblea,l’avresti fatta bella!
LINDA:
Eh, non l’avrei detto!
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LINDA
legatevi Le barbe; e adattate che siano, avvolgetevi bene entro i mantelli da uomo sgraffignati, ed appoggiandovi sui bastoni, mettetevi la via fra le gambe, cantando qualche arietta da vecchi, e scimiottando le maniere dei campagnuoli.
Presto, presto! Perché fu stabilito che chi alla Pnice non si trova all’alba, se n’abbia a ritornar senza un quattrino.
daremo fine a questa indifferenza che gira per le vie . Noi donne porremo fine a soprusi e ingiustizie di lavoro e di amore, gabbando ottusità e altro.(Le donne, camuffate da uomini, si pongono in fila, ed escono dalla scena, cantando
Poesia di Miriana recitata da un personaggio con tunica greca antica che entra sul fermo immagine degli altri.
Amore mio
dolce anima perlata Sottofondo musicale
la tua bianca pelle
porta vita alla mia spenta armonia
imprigionata
Il tuo umido respiro
nutre il mio stanco pensiero
che vaga senza sosta
in un caleidoscopio incolore
Accarezza i miei occhi
chiudi le mie palpebre
affinché non possa vedere
tappa le mie orecchie …………
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LINDA- ENTUSIASTA:
Entusiasta…sono entusiasta…tutto voglio metter in piazza…vieni qui mia bella scala…sei fredda assai, ma non più fredda di chi tanto amai . E pure tu, in comunion con li altri ti metto, mia bella unica e indiscutibile scala ! Depositar voglio anch’io la mia roba…
TEO- SCETTICO
( che ha ascoltato tutto)
Depositare la mia roba? Io? Sarei proprio un disgraziato! Primavo’ scandagliare, vo’ vederci chiaro! non gitterò cosí stupidamente il mio sudore ed i risparmi miei, prima d’aver saputo
come va proprio, tutta la faccenda.
(parlando all’entusiasta e vedendo del suo sgombero)
Ehi là, questa mobilia che significa? Perché portarla in piazza? Cambi casa?
ENTUSIASTA:
Noooh! Trasporto in piazza la roba mia, per farne la consegna,, alla città.
SCETTICO: Per farne la consegna?
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